Ristretti Orizzonti, 28 settembre 2020
Era il 2013 quando la Regione Emilia-Romagna, l'ufficio del Garante delle persone private della libertà personale e l'Università stipularono un accordo per favorire una diversa cultura della pena che aveva come presupposto l'utilizzo del carcere solo quando assolutamente necessario. Tra i progetti, poi realizzati, ci fu una importante ricognizione regionale delle risorse del volontariato al fine di favorire in concreto una mappa delle possibili alternative alla detenzione.
Massimo Pavarini, incaricato per il Dipartimento di scienze giuridiche di coordinare la ricerca, disse all'epoca che la possibilità di lavorare su questi temi era una grande opportunità per il mondo universitario, per un "sapere" che poteva calarsi nella realtà di una dimensione, quella della privazione della libertà personale, per molti aspetti rimasta sconosciuta (ed anche inalterata).
Nel 2013 Massimo Pavarini con chi scrive organizzò a Castelfranco Emilia, nella Casa lavoro, un seminario sul tema delle misure di sicurezza per gli imputabili dal titolo "Poveri o pericolosi?", per affrontare uno delle questioni più trascurate del diritto penale e della realtà penitenziaria, e cioè il tema della determinazione della pericolosità sociale dell'individuo e della indeterminatezza temporale delle misure di sicurezza per le persone imputabili già condannate e poi sottoposte ad ulteriore limitazione della libertà dopo l'espiazione della pena detentiva, spesso persone indigenti e prive di qualunque riferimento sociale... [continua a leggere]
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